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Associazioni per l’ambiente: l’esempio di WAU!

Quante volte vi è capitato di passeggiare per le vie della vostra città, da nord a sud, e notare rifiuti di ogni genere: bottigliette, cartacce, mozziconi di sigarette, mascherine e in alcuni casi anche siringhe gettate via dopo una dose di “felicità”.

I nostri corpi reagiscono in maniera differente, a volte si indignano, altre volte si dispiacciono, nella maggior parte dei casi si distoglie lo sguardo e si fa finta di nulla.

Una delle azioni più soddisfacenti è quella del plogging, un nuovo modo di fare sport che ti permette di mantenerti in forma e contemporaneamente pulire l’ambiente. Di questo e di molto altro abbiamo chiacchierato con Eleonora d’Ermo, presidente dell’associazione We Are Urban, in poche parole WAU!

Innanzitutto abbiamo chiesto ad Eleonora di raccontarci un po’ di lei, di cosa fa e di cosa si occupa.

“Sono una consulente aziendale prestata all’attivismo, nel senso che per me è stato una vera e propria evasione in un momento della mia vita in cui avevo bisogno di sentirmi utile a prescindere, di fare qualcosa di buono, di trovare l’umanità nelle persone e di sentirmi più vicina a loro. Questa risposta l’ho trovata, ho trovato tante persone che volevano fare qualcosa ma evidentemente non sapevano come aggregarsi e come trovare l’energia per farlo tutti insieme, a volte da soli ci si sente impotenti. E quindi mi sono buttata in questa avventura: arrivo a Napoli, una città che non conoscevo, avevo tanti pregiudizi e invece ho trascorso tre giorni a bocca aperta per la bellezza, ma anche per l’empatia e l’umanità della gente e ho deciso di fare qualcosa”

Quali sono le difficoltà incontrate all’inizio?

“Ho incontrato tanta sfiducia dalla parte delle persone, che sono state spesso e volentieri prese in giro dall’amministrazione o da altri che dicevano di voler fare qualcosa e in realtà avevano secondi fini sia personali che politici. E quindi all’inizio mi dicevano che ero pazza o che volevo candidarmi o che addirittura stessi scontando una pena per qualche reato. Invece poi siamo diventati un bel gruppo, quindi c’era la voglia di fare qualcosa, bisognava trovare solo il modo”.

Come fai a conciliare vita privata, carriera e attivismo?

“Tutti coloro che decidono di scendere in campo per la propria città, per l’ambiente, per le bellezze del nostro territorio devono necessariamente conciliare la propria vita privata con l’identità di cittadini. Bisogna indignarsi quando ci sporcano l’acqua, il mare o i prati, perché sono beni comuni, per tutti. Nel momento in cui ci si rende conto che c’è bisogno di fare qualcosa conciliare il tutto diventa necessario: non si può più far finta di niente, bisogna fare qualcosa!”

Cosa fanno materialmente gli attivisti?

“Le attività sono molteplici, come il plogging: nato nel Nord Europa, è semplice e accessibile per tutti, e concilia lo sport, il vivere all’aperto e il miglioramento dell’ambiente. Sostanzialmente si corre e si raccolgono dei rifiuti. La nostra associazione WAU! si occupa di riqualifiche urbane, quindi vengono recuperati spazi urbani abbandonati, che riscoprono la propria bellezza”

Tre azioni concrete per migliorare la città

  • Cura del verde
  • Rimozione di plastiche e rifiuti dalle spiagge
  • Promozione di fenomeni culturali e sociali come la street art

“Ogni azione è un messaggio” – continua a raccontarci Eleonora – “ad esempio le nostre pettorine, che ci identificano, sono state realizzate con otto bottiglie riciclate”.

Eleonora ci racconta che il materiale riciclato viene utilizzato da poche aziende. Un esempio emblematico è quello della società sportiva calcistica del Crotone, particolarmente sensibile al tema. Per gli attivisti di WAU! utilizzare materiale riciclato, per produrre i loro oggetti, è una scelta naturale in linea con gli obiettivi dell’associazione, come sottolinea Eleonora:

“ci occupiamo di diffondere senso civico, di tutelare l’ambiente attraverso l’azione pratica che possa scuotere le persone per far capire loro che le azioni hanno un peso, e possono fare la differenza e devono fare la differenza. Se tutti quanti iniziassimo a considerare le nostre azioni come uno strumento potente, allora le cose potrebbero iniziare a cambiare in meglio”.

Cosa può fare il singolo cittadino per contribuire, anche se non attivista?

“Tutti possiamo fare qualcosa, ad esempio: del compost domestico per le nostre piante, ma anche il recupero dei nostri territori o azioni che modificano le nostre azioni quotidiane e le migliorano. Si potrebbero usare bottiglie di latte in vetro piuttosto che di plastica, così da poterle utilizzare nuovamente. Esiste anche lo shampoo solido, che è privo di packaging, o il sapone solido per il corpo che esisteva già prima dell’epoca del consumismo. Infatti, se ci pensiamo, i danni che sono stati fatti all’ambiente non risalgono a migliaia di anni fa, ma sono bastati 80 anni di consumismo sfrenato per procurare danni che, invece sì, dureranno migliaia di anni”.

Però l’uomo oggi ricicla, riciclare non va bene?

“Per riciclare il vetro ad esempio bisogna raggiungere altissime temperature, quindi produrre energia bruciando carbone e gas, quindi inquinare lo stesso. Anche la plastica si può riciclare, ma noi mandiamo la metà di quello che c’è nei nostri supermercati all’estero per smaltirlo, a volte in impianti senza certificazioni, dove la gente respira la plastica mentre brucia, materiale che è tossico. Oggi stiamo riempiendo l’Africa di plastica, ma tutto ciò non è corretto né per gli esseri umani né per il nostro ambiente, perché questa non è economia sostenibile”.  

Secondo te un giorno si arriverà ad avere un mondo davvero green?

“Spero ci sia un baluardo di cultura e di consapevolezza civica sempre presente, e per farlo bisogna iniziare ad educare il cittadino già a scuola, ad esempio pulendo gli spazi verdi, ridipingendo i muri della propria classe o creando orti didattici”.  I bambini e gli adulti di oggi, facendo le scelte giuste, possono creare un mondo migliore domani.

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