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La Posidonia, il polmone del Mar Mediterraneo

Vitale per la conservazione degli ecosistemi del Mar Mediterraneo, la Posidonia oceanica è una pianta marina, non un’alga, che occupa circa il 3% dell’intero bacino. La prateria di posidonia è considerata “comunità climax”. Oggi, a causa dell’inquinamento, la presenza di materiale plastico e l’intervento umano rischia di

Cos’è una COMUNITA’ CLIMAX?

La Comunità Climax rappresenta lo stadio ultimo di evoluzione di un ecosistema. Si ha quando la successione ecologica si arresta e giunge al suo culmine. In questo caso le condizioni ambientali non possono più essere alterate e si insediano definitivamente le specie dominanti. Si giunge ad un ecosistema con condizioni climatiche e geografiche quasi immutabili o mutabili in tempi geologici.

Il posidonieto è, quindi, l’ecosistema più importante del mar Mediterraneo ed è stato indicato come “habitat prioritario” nell’allegato I della Direttiva Habitat (Dir. n. 92/43/CEE), una legge che raggruppa tutti i Siti di Importanza Comunitaria (SIC) che necessitano di essere protetti.

Ricche di interazioni biotiche, le praterie sono molto importanti anche come barriera per proteggere le coste dal fenomeno dell’erosione, mitigando il moto ondoso delle acque. Sono un importante indicatore della qualità delle acque marino-costiere vista la loro elevata e delicata sensibilità alle alterazioni delle condizioni ambientali.

Attività antropiche come minaccia principale

Quasi il 90% della loro estensione originaria subisce, da molti anni, una regressione importante dovuta a:

  • Inquinamento: Sostanze chimiche frutto di attività industriali e rifiuti, prevalentemente in plastica, frutto di inciviltà umana rendono le acque marine sofferenti e ambienti poco ospitali.
  • Pesca a strascico: Seppur vietata in prossimità delle praterie di Posidonia, crea enormi danni, sradicando intere piante, distruggendo completamente la matte che è quell’intreccio di più strati in cui sono intrappolate anche vecchie piante, considerate sedimento. Essendo, questo, di formazione molto lenta e avendo una enorme capacità di assorbimento di CO2, sdradicarle rappresenta un danno irreparabile.
  • Ancoraggio delle imbarcazioni sul posidonieto: Questa attività provoca danni strappando foglie e rizomi che rappresentano i fusti della Posidonia.
  • Realizzazione di opere costiere: Questa attività interferisce con il normale regime idrodinamico e causa importanti alterazioni delle dinamiche di sopravvivenza delle praterie.

Posidonia, indicatore di qualità delle acque marine

Quando l’inquinamento è troppo accentuato, si verifica un disadattamento progressivo della Posidonia all’ambiente del Mediterraneo. Ciò comporta una rarefazione delle praterie, soprattutto lungo le coste settentrionali, dove l’inquinamento risulta essere maggiore.

La principale conseguenza è una diminuzione della riproduzione delle specie che il posidonieto ospita e, quindi, un’estinzione lenta degli esseri viventi acquatici che caratterizzano il Mar Nostro.

Il disadattamento della Posidonia è dovuto anche all’aumento della torbidità dell’acqua, sempre causa di attività antropiche inquinanti. Basti pensare alla presenza di sostanze oleose sversate in mare. La torbidità delle acque impedisce alla pianta di svolgere la sua funzione fotosintetica , importante per catturare CO2 e ri-immettere ossigeno. Le sostanze nocise, come i metalli pesanti, possono, inoltre causare necrosi e quindi impedire lo sviluppo della pianta.

Le “banquettes” sulla spiaggia: da buoni indicatori di salute del mare a elemento fastidioso per i bagnanti.

Le foglie che cadono dalle piante, grazie al moto ondoso, raggiungono le spiagge. A volte possono crearsi dei veri e propri accumuli imponenti, anche di qualche metro. Nelle zone turistiche, questo desta preoccupazione. Dal punto di vista della fruibilità del litorale e dell’immagine degli stabilimenti viene considerato rifiuto.

Infatti, prima della stagione balneare, vengono smaltiti in discarica. Il problema è che, insieme alle banquettes, vengono rubate alla spiaggia enormi quantità di sabbia. In questo modo si rendono necessari successivi interventi di ripascimento delle spiagge e di protezione della costa dall’erosione.

La spiaggia ecologica, una buona soluzione di educazione ambientale e protezione concreta dell’ecosistema.
L’ISPRA, l’Istituto Superiore Per la Protezione e la Ricerca Ambientale, ha ideato e sviluppato il modello spiaggia ecologica. Era necessario non solo individuare una gestione più sostenibile delle banquettes ma un miglioramento della percezione, prima, e conoscenza, poi, dei cittadini. Il progetto parte da interventi normativi, passa attraverso il monitoraggio degli spiaggiamenti per coinvolgere attivamente i cittadini e, qualora si verificasse una concreta impossibilità di fruizione degli spazi, individua una gestione alternativa degli accumuli, in vari ambiti produttivi ( Compost, pannelli isolanti, cosmesi, riempimento di sedute….)

Formazione e divulgazione sono le attività principali del progetto. Infatti, soltanto informando i cittadini dell’importanza della Posidonia, sia per la sopravvivenza delle specie marine che come indicatore della buona qualità delle acque, comporta un’acquisizione di consapevolezza tale da diventare non solo fruitori ma “tutori”, “prottetori” delle nostre coste.

Tutti possiamo salvare il Pianeta, anche tutelando le spiagge ecologiche. Pensiamoci.

Romina Lardo
Nasco sotto il Sole caldo al Nord dell'Equatore, là dove il Vespucci rivide una piccola Venezia. Volo, con la mia famiglia, nella Mesopotamia del Sud, quella Italiana. Due fiumi, Sciaura e Maglia, in Basilicata, a farmi sognare quell'"oltre" sul quale ho costruito ponti di parole. Per raccontare. Una Storia. Un'Impresa. Perché le parole restano la migliore connessione tra animi. Che sia un'Azienda o una Famiglia. Un Progetto. Qualsiasi "Oltre" in cui credo vale la pena raccontarlo.

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