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Cambiamento Climatico, un antropogenico scempio.

yann-allegre-zOUTDPbdZ54-unsplash

Fin dove si è spinta l’ingegnosità dell’uomo? Lo chiamavano “homo Sapiens” e si è involuto nell’ “homo Stultus”. 

“Benvenuti nell’Antropocene”, cosi il premio Nobel per la Chimica, Paul Crutzen, ha definito la nuova era geologica caratterizzata dall’influenza dell’uomo sui cambiamenti della Biosfera. 

Una sola specie, quella umana, con una potente capacità di modificare il ciclo dell’acqua, del carbonio, la concentrazione dell’ozono e del piombo. In maniera irreversibile. 

Un homo sapiens super tecnologico ma incapace di preservare la propria specie. Perduti i connotati Rousseauniani del “buon selvaggio”, l’uomo , probabilmente corrotto dalle trasformazioni e dalle conquiste che oggi chiamiamo tecnologiche, ha dimenticato l’importanza dell’armonia con la Natura  e, ciecamente, ha iniziato a dar vita alla sua estinzione. 

Plastica, alluminio, cemento, scorie radioattive  possono essere, in futuro,  considerate inequivocabili tracce di presenza umana.

 Una presenza in vertiginoso aumento. La popolazione mondiale è, infatti,  passata dai quasi 3 miliardi nel 2050 ai quasi 8 miliardi nel 2020. 

Ciò significa che aumenta la necessita di far spazio ad insediamenti umani a danno del manto vegetale, causando alterazioni nell’equilibrio di flora e fauna. Aumenta la quantità di produzione di cibo e, con essa, la quantità d’acqua necessaria alle coltivazione e le emissioni di gas metano a causa degli allevamenti intensivi. Aumenta la necessità di usare combustibili fossili per garantire gli spostamenti. 

E l’homo sapiens? 

L’homo sapiens s’indebolisce. Perduta l’illuministica fiducia nella sua ragione e nel suo intelletto, diventa preda di se stesso e di un mondo microscopico ed incontrollabile. Dimentica di preservare gli equilibri. Dimentica di essere parte di una catena di sopravvivenza e non regista di quello che le nostre generazioni future chiameranno l’Apocalisse preannunciata.

«Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma».

In Natura tutto si trasforma. Ma cosa direbbe oggi Lavoisier? Di che trasformazione parliamo? Spesso sentiamo dire che la concentrazione di anidride carbonica produrrà un aumento della temperatura terrestre in grado di provocare catastrofi naturali devastanti, che potrebbero cancellare città come New York, Venezia, solo per citarne alcune.

  Uno scrittore del Futuro, stravolgendo le dinamiche matematiche e chimiche della legge, direbbe che in Antropocene , “tutto si è creato, tutto si è distrutto e nulla si è trasformato.”  

Si è dato vita ad una serie di fonti di emissioni di gas che hanno alterato le normali presenze in atmosfera. La CO2, ad es, è parte del ciclo biogeochimico naturale. Trova il suo destino ambientale nel comparto atmosferico. Contribuisce all’effetto serra naturale, termoregolando, in maniera naturale la Terra e consentendo così condizioni per la vita terrestre. Questa è la meravigliosa creazione della Natura, sapiente e saggia. 

L’economia del consumo, però, l’avidità umana ed una presuntuosa applicazione delle propri doti intellettive a creare fonti antropiche di emissioni di CO2 e di distruggere i naturali pozzi di assorbimento della stessa, come le foreste, ha fatto sì che la quantità di CO2 raggiungesse, anche dopo lo stop della Pandemia, limiti inauditi. Quasi 420 parti per milione.

 Per ogni milione di particelle di varia natura, presenti in atmosfera, 420 sono di anidride carbonica.

https://scripps.ucsd.edu/bluemoon/co2_400/mlo_full_record.png

Figura 1 https://keelingcurve.ucsd.edu/

L’anidride carbonica (Greenhouse gas o GHG) cattura  il calore del sole impedendogli di ritornare nello spazio. Per questo motivo, è responsabile del 63% del riscaldamento globale causato dall’uomo. 

Quattrocento diciannove parti per milione (ppm) è il più alto dato pervenuto dal 1958, anno in cui sono iniziate le osservazioni scientifiche.

Ogni anno aggiungiamo 40 miliardi di tonnellate di CO2 nell’atmosfera.

 Il ricercatore della Noaa, l’agenzia meteorologica e climatica statunitense,  Pieter Tans,  lo paragona ad una montagna di carbonio che tiriamo fuori dalla Terra, bruciamo e rilasciamo in atmosfera come CO2, anno dopo anno. 

Qualcosa è cambiato con il blocco della Pandemia?

Secondo la Noaa l’aumento della CO2 di 1,8 ppm dal maggio 2020 al maggio 2021 è leggermente inferiore a quello degli anni precedenti, ma le misurazioni dell’anidride carbonica a Mauna Loa, L’Osservatorio che  si trova sul fianco nord del vulcano Mauna Loa (Hawaii)  da gennaio a giugno 2021 mostrano un aumento di 2,3 ppm sugli stessi mesi del 2020. 

Petteri Taalas , il segretario generale della Wmo, l’agenzia specializzata delle Nazioni Unite con 193 Stati membri e territori, voce autorevole sullo stato e il comportamento dell’atmosfera terrestre, afferma come l’inarrestabile cambiamento climatico abbia come conseguenza  una maggiore frequenza e intensificazione di eventi estremi che colpiscono la società, l’economia e lo stesso equilibrio terrestre. 

  • Gli Oceani;
  • I ghiacci artici e antartici;
  • Gli eventi meteorologici devastanti.

Sono questi gli indicatori della nostra stolta e incurante azione per la nostra auto-conservazione. L’irrisoria ed illusoria riduzione durante la Pandemia ci ha dimostrato come sia necessario aspettare almeno qualche decennio prima di avere dei risultati migliorativi. Risultati che deriveranno solo se si azzerano le emissioni di CO2.

La ripresa dell’economia post-covid, un incremento del PIL atteso quasi al 2% e un aumento della domanda del carbone non fa ben sperare. L’Ispra, Istituto superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, stima che, in Italia, nel 2021 ci sarà un +0,3% di emissioni.

Crescita economia e emissioni sono così interconnesse che è di vitale importanza una strategia “riparativa” da parte degli Stati. Solo una modifica strutturale, tecnologica e comportamentale può ridurre al minimo le emissioni di gas già nel medio periodo. 

“Benvenuti nell’Antropecene”.

 L’era in cui l’uomo ha guadagnato potenza ma perso il controllo. 

L’era in cui l’”homo Sapiens” è diventato “homo Stultus”.

Romina Lardo
Nasco sotto il Sole caldo al Nord dell'Equatore, là dove il Vespucci rivide una piccola Venezia. Volo, con la mia famiglia, nella Mesopotamia del Sud, quella Italiana. Due fiumi, Sciaura e Maglia, in Basilicata, a farmi sognare quell'"oltre" sul quale ho costruito ponti di parole. Per raccontare. Una Storia. Un'Impresa. Perché le parole restano la migliore connessione tra animi. Che sia un'Azienda o una Famiglia. Un Progetto. Qualsiasi "Oltre" in cui credo vale la pena raccontarlo.

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