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Impronta Idrica: Quanta acqua “Mangiamo”?

Ma perché l’acqua si mangia?

La domanda potrebbe far sorridere i più, abituati a pensare all’acqua come quella che beviamo o che usiamo a scopi domestici e di igiene. In realtà esiste un altro concetto di acqua, la cd. Acqua virtuale, quella che non vediamo ma che mangiamo. 

L’acqua virtuale fa aumentare di 17 volte il quantitativo medio utilizzato da un italiano, ogni giorno, per scopi domestici. 380 litri di acqua per 17 fa sfiorare i 6.400 litri di acqua al giorno, 2.334 metri cubi all’anno. 

Questa è l’impronta idrica dell’Italia, che, per consumo individuale, si guadagna un 4° posto , preceduto solo da USA. Grecia e Malesia. Solo il 49% proviene da risorse italiane, il restante 51% arriva dall’estero, incorporati nei prodotti che viaggiano lungo le rotte del commercio internazionale.

Che cos’è l’acqua virtuale?

E’ il Prof. Tony Allan del King’s College e School of Oriental and African Studies(SOAS) di Londra ad introdurre il concetto per indicare la quantità di acqua contenuta nei beni alimentari scambiati per mezzo del commercio internazionale, che non è altro che uno scambio invisibile dei fattori di produzione.
Successivamente il concetto di acqua virtuale fu utilizzato dal Prof. Arjen Hoekstra, dell’Università di Twente e co-fodatore del l Water Footprint Network, per spiegare il concetto di impronta idrica.

L’acqua virtuale è il volume totale di acqua necessaria per i cicli industriali che portano alla produzione di un bene, compresa l’energia.

Alcuni esempi possono rendere l’idea:

  • Una t-shirt di cotone ( con un peso di 250g più o meno): 2700 L  DI ACQUA
  • Un bicchiere di vino: 120 L DI ACQUA 
  • Un hamburger: 2400 L DI ACQUA

La produzione agricola rappresenta circa il 92% del consumo globale di acqua. L’industria ne rappresenta circa il 4,4%, mentre il consumo idrico delle utenze domestiche rappresenta circa il 3,6% del totale. Hoekstra e Mekonnen hanno inoltre stimato che il volume totale dei “flussi” internazionali di acqua virtuale connessi al commercio di prodotti agricoli e industriali si aggira intorno ai 2.320 miliardi di metri cubi l’anno. E’ un valore che, per intenderci, si avvicina al flusso dell’acqua blu del Rio delle Amazzoni.

Acqua blu e Acqua verde.

Photo by Vlad Hilitanu on Unsplash

L’acqua blu è quella contenuta nei flussi e depositi di acqua dolce che sono presenti sia sulla superficie terrestre che nei bacini sotterranei. Può essere facilmente pompata e, con qualche difficoltà, valutata. Viene usata eccessivamente, perché poco tutelata. Può essere impiegata in vari settori, compresi quello di produzione dell’energia. L’acqua blu è di facile trasporto. Può essere contenuta in dighe, conservata, pompata nelle reti idriche per soddisfare i bisogni di diversi settori (agricolo, industriale e domestico). Secondo la FAO, a livello mondiale, il 70% di quest’acqua è destinata all’irrigazione. 

L’acqua verde è quella che molti scienziati definiscono “precipitazioni effettive” che confluiscono in flussi presenti nei suoli agricoli e paesaggi naturali. Non può essere pompata e viene “spostata” attraverso il commercio dei prodotti agricoli. Infatti, sono gli agricoltori ad avere accesso diretto ad essa. Essi, attraverso le piantagioni e la vegetazione, la pompano verso l’alto nelle piante. I consumatori ne beneficiano, indirettamente, nei prodotti alimentari che consumano. Non può essere misurata ma il suo volume è pari al volume di acqua piovana concentrata nella piante che crescono, nell’umidità del suolo e in quella che evapora. E’, dunque, intrinseca nel sistema terra-pianta-pioggia-suolo. 

Il commercio internazionale trasferisce, in maniera invisibile, tonnellate di acqua a prezzi trascurabili. 

La Figura 3 mostra le tendenze degli ultimi cinquant’anni nell’esportazione e nell’importazione di prodotti alimentari e il loro contenuto di acqua virtuale. A sinistra del diagramma ci sono sette economie ricche di risorse idriche verdi e blu come pure di terreni agricoli che consentono loro di essere “esportatori” netti di acqua virtuale. L’Australia appartiene a questa categoria perché possiede una popolazione esigua. Gli importatori netti di acqua virtuale (ce ne sono oltre 160) sono mostrati a destra del diagramma.

Perchè i prezzi sono trascurabili?

La politica del prezzo, fuori da ogni logica di economisti attenti, spiega perché non sono mai esistite “guerre per l’acqua” e perché Paesi trovatisi in crisi idrica finissero per considerare conveniente l’importazione di prodotti.

Lo studio delle economie degli anni ’70, ’80, come quella egiziana, ha consentito di dare una spiegazione. L’Egitto era, infatti passato dall’autosufficienza idrica ad un forte deficit. Questo fu risolto, senza problemi, importando grano a basso costo. 

Analizzando la situazione:

  • Paese importatore con deficit idrico. Ha interesse ad importare senza arrecare danno alla propria biodiversità.
  • Paese esportatore con apparente situazione di vantaggio. Applica prezzi bassi non calcolando il danno che, a lungo termine avrà nel proprio ecosistema.

Su quale presupposto si basa il rapporto tra Importatori ed Esportatori?

  • Un sistema alimentare mondiale che si regge su un’economia politica disfunzionale che ha come obiettivo il rispetto del  patto con il popolo secondo cui i prezzi dei generi alimentari dovrebbero diminuire anziché aumentare.

In che modo viene garantito il patto?

  • Non calcolando nel prezzo del bene alimentare il danno alla biodiversità causato dall’eccessivo uso dell’acqua virtuale.

Gli Stati Uniti, da molti anni, ricoprono una posizione di supremazia come Paese esportatore. Garantiscono il benessere alimentare a circa 40 milioni di persone, ovvero al 14 percento della loro popolazione. Inoltre, forniscono alti livelli di benessere alimentare a decine di economie mondiali. Inoltre, stabiliscono il livello dei prezzi internazionali dei prodotti alimentari. 

Alimenti a prezzo basso e acqua virtuale gratuita sono appetitosi per molte economie mondiali. 

Qual è il danno del prezzo basso a lungo termine?

Non rappresentano il costo del sistema che danneggia l’ambiente dei Paesi esportatori a danno delle future generazioni. Ecco perché è una politica inespressa e invisibile.

Quindi da posizione dominante, il Paese esportatore diventa vittima?

Sì, se si pensa a lungo termine.

Gli USA hanno perso enormi quantità di terreno a causa di intense arature. I suoli sono diventati vulnerabili, (DUST BOWL) esposti all’erosione del vento e non in grado di contenere e drenare l’acqua piovana. Quando l’acqua verde non era più sfruttabile, permisero l’accesso incondizionato all’acqua blu delle vaste falde acquifere, creando un enorme danno.

Per mantenere la posizione dominante si è scesi a compromessi con politiche dannose per la gestione dei suoli e dell’acqua.

 Gli Stati Uniti sono in grado di continuare ad attuare le proprie politiche dannose perché non prestano attenzione ai loro costi reali. 

E, per mantenere prezzi bassi e ricorrere ai ripari per i danni subiti dagli agricoltori, ricorrono a fondi pubblici.

Produzione e consumo di cibo, è questo il sistema da mantenere in equilibrio.

Ma può questo equilibrio durare senza distruggere l’ecosistema a danno delle generazioni future?

Ai posteri, l’ardua sentenza.

Romina Lardo
Nasco sotto il Sole caldo al Nord dell'Equatore, là dove il Vespucci rivide una piccola Venezia. Volo, con la mia famiglia, nella Mesopotamia del Sud, quella Italiana. Due fiumi, Sciaura e Maglia, in Basilicata, a farmi sognare quell'"oltre" sul quale ho costruito ponti di parole. Per raccontare. Una Storia. Un'Impresa. Perché le parole restano la migliore connessione tra animi. Che sia un'Azienda o una Famiglia. Un Progetto. Qualsiasi "Oltre" in cui credo vale la pena raccontarlo.

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